Il Fuggitivo e’ un’autobiografia, e’ una storia difficile e coinvolgente, come hai trovato la forza di scriverla?
Mi sembrava doveroso raccontare la mia storia per descrivere l’ambiente che mi aveva accolto e protetto. Era anche un modo per rendermi utile a chi ancora viveva sotto falso nome in nome di un ideale.
Sono state le tue esperienze che avevano bisogno di essere raccontate e perciò sei diventato scrittore, o c’era l’inclinazione già da prima?
No. E non pensavo di continuare a scrivere dopo la pubblicazione del Fuggiasco. È stato il successo del romanzo a darmi la possibilità di trasformare la mia passione per la letteratura in una professione.
Se si pensa a tutti gli anni che hai trascorso in prigione, in qual modo hai potuto servirti dell’esperienza nello scrivere il tuo romanzo poliziesco?
La maggior parte degli autori si rivolge alla polizia e ai giudici per avere informazioni, io a vecchi gangster. Ecco un modo utile di servirmi di quell’esperienza.
Situazioni e personaggi nei tuoi libri, in tutti a dire il vero, si percepiscono come reali: li hai preso in prestito dalle tue esperienze reali e di altri o si tratta di pura fantasia?
Si tratta quasi sempre di personaggi reali perché tutte le mie storie prendono spunto da fatti realmente accaduti.
E’, come io credo, che molti libri sono realtà? Non temi che qualcuno possa prenderla male e risolvere ”il problema” una volta per tutte?
No. I miei romanzi pongono dubbi al lettore senza suggerire risposte. Io racconto soprattutto storie di grande respiro criminale ma servono soprattutto per raccontare la società in cui sono ambientate.
”L’Alligatore” è un personaggio interessante. Com’è nato?
Dalla necessità di creare un nuovo personaggio che mi permettesse di ambientare la trama in luoghi e situazioni non istituzionali e non convenzionali. Ho scelto così un investigatore senza licenza, ne esiste qualcuno in Italia.
Mozart ha ottenuto un cioccolatino chiamato col suo nome e Napoleone un dolce. Se tu potessi scegliere cosa desidereresti si chiamasse col tuo nome?
Una marca di Calvados!
Tu sei impegnato nel caso Cesare Battisti. Diventerà anche questo un libro o lui lo potrà scrivere personalmente, quando sarà libero?
Per quanto mi riguarda non scriverò mai sul caso di Cesare Battisti. Tocca a lui farlo perché nessuno conosce meglio di lui anche i risvolti umani della vicenda.
Ho la sensazione che ci sia una quantità di innocenti in prigione dello stesso periodo: da cosa dipende?
Fu considerato un periodo di emergenza politica e poliziesca e i tribunali seminarono il terrore con condanne pesantissime con il preciso obiettivo di spingere molti militanti politici ad accusare i propri compagni ancora in libertà. Così avvenne ma molti pentiti accusarono anche innocenti che finirono in carcere per molti anni.
Si è detto che i bambini che vedono molta violenza alla tv tendono a diventare violenti. Non hai paura che ciò che descrivi possa ispirare i giovani a diventare ”imprenditori” di nuove idee?
No. La violenza nei miei romanzi non è mai descritta per attirare “simpatie” da parte del lettore.
Ho trovato il tuo romanzo ”La verita’ dell’alligatore alla reception dell’Hotel Al Saraceno a Sassari alcuni anni fa. (Libro dirompente!)
Il mio italiano è molto limitato, ma, armato di dizionario inglese – italiano e di molto gusto per la lettura, ce l’ho fatta a leggermi il libro parola per parola. E’ stata una grossa sorpresa per me – tanto è originale, il migliore che io abbia letto da lungo tempo, nonostante io abbia probabilmente perso parecchio del contenuto – così le mie domande più importanti sono forse queste:
Ora come ora è il momento degli scrittori europei in giro per il mondo. Significa che è ora di incontrare Carlotto per le grandi masse in Europa, anche se esse purtroppo non ce la fanno a leggere in italiano?
In realtà vengo pubblicato in Francia, Olanda, Germania, Inghilterra, Grecia… incontro spesso i miei lettori all’estero e noto che crescono sempre di più. È una bella esperienza perché mi insegna a pensare i romanzi anche per un pubblico diverso da quello italiano.
Quando arriveranno i tuoi libri tradotti in svedese? Ti manca un buon traduttore o una buona casa editrice?
Entrambi. Sono stato in Svezia in vacanza e mi piace così tanto, come mi piace la letteratura, che mi piacerebbe molto tornarci da autore!!!
Mi riesce difficile attribuire un’etichetta o un genere alla tua opera. Come la definiresti tu stesso?
Noir Mediterraneo d’inchiesta. Significa raccontare storie criminali in grado di descrivere le trasformazioni criminali determinate dalla globalizzazione dell’economia.
Se potessi iniziare una scuola per scrittori come dovrebbe essere?
Di solito insegno bene la storia del genere poliziesco. Poi come si costruisce una trama e si sviluppa un’inchiesta. Solo in quel momento si può iniziare a scrivere qualche riga…
Le interviste di Deckarhuset di solito si chiudono con l’intervistato che mi dà un consiglio su chi dovrei intervistare la volta seguente. Chi pensi io debba cercare?
Loriano Macchiavelli, il grande vecchio del romanzo poliziesco italiano. Il mio maestro.
Quale domanda ritieni basilare da porre a tale persona?
Chi è Sarti Antonio, il più longevo personaggio seriale della storia del romanzo poliziesco europeo?
E’ stato lo scrittore norvegese di romanzi polizieschi Jan Sverre Syvertsen che desiderava che io ti contattassi per questa intervista. Ecco la sua domanda:
Hai avuto la forza di perdonare?
Per me quella storia fa parte del passato e non ci penso più ma questo non significa aver perdonato “tutti”.
Molte grazie per aver voluto metterti a disposizione e raccontare di te stesso e dei tuoi scritti ai nostri lettori Svedesi!!
Cara Marica, grazie a te e a Jan Sverre Syvertsen!!! Un saluto. Massimo Carlotto
Deckarhuset vill även passa på att tacka Maria Sorio, London, UK för översättningen!